“Era l’autunno del 2015, la mia quinta aveva cominciato a fare Longevity a gennaio di quello stesso anno, quando eravamo in quarta. Ventuno alunni, classe “tosta” a livello comportamentale, con dinamiche anche personali faticose. Dico questo avendo alle spalle quasi 40 anni di insegnamento in cui ne ho viste di situazioni… E tengo a dire che sto comunque parlando di una classe che ho sempre gestito, mai avuto problemi né con gli alunni né con i genitori.
Eppure, con Longevity, è avvenuto un passaggio rilevante sul versante dell’autodisciplina.
Nei momenti di grande confusione, ad esempio al rientro dopo una pausa mensa o una pausa ricreazione un po’ troppo turbolente, i bambini, alcuni di loro, si alzavano in piedi e si mettevano da soli a fare un esercizio di Longevity. Partivano uno o due bambini e subito dopo anche gli altri li seguivano. In pochi minuti, la tranquillità, il silenzio tornavano e gli alunni erano di nuovo pronti per riprendere le lezioni. La stessa cosa capitava in palestra: in certi momenti in cui gli alunni non riuscivano a trovare pace, interrompevano l’attività e iniziavano per pochi attimi a fare un Longevity. E dopo tutti riprendevamo con attenzione la lezione di motoria.
In classe poi guai a saltare il momento di Longevity prima delle verifiche scritte: erano i bambini a richiederlo espressamente per ritrovare la concentrazione e la calma giuste ad affrontare la prova.
Ma gli episodi più sorprendenti sono quelli che si sono verificati in classe, in momenti in cui alcuni compagni disturbavano o interrompevano creando confusione. All’improvviso, nel mezzo delle turbolenze, uno o due bambini si alzavano dalla sedia di colpo e in piedi dietro il banco iniziavano ad eseguire un Longevity. Cinque-dieci ripetizioni non di più: di colpo calava il silenzio. E immediatamente dopo si poteva riprendere il lavoro. La spiegazione che loro stessi davano era semplice: “Maestra, adesso stiamo meglio”. Era il loro sistema più immediato per recuperare la calma. Non erano sempre gli stessi bambini a prendere l’iniziativa. A volte anch’io sono rimasta spiazzata nel vedere che ad cominciare i Longevity erano alunni dai quali non me lo sarei mai aspettato…
Fare Longevity era il loro modo per recuperare la calma. Per autoregolarsi quando si sentivano agitati, ansiosi o incapaci di stare tranquilli in un atteggiamento ” da classe”. Questo significa che avevano introiettato il beneficio, erano diventati coscienti da soli, e sottolineo da soli, che Longevity sapeva rasserenarli, quietarli. Una specie di “valvola della tranquillità”.
Ero stupita, gioiosamente stupita. Era un bel vedere”.
Anno scolastico 2014-2015, insegnante di italiano, arte, musica, educazione fisica, scuola primaria